Le sette note, toni e semitoni

Estratto dal corso di Teoria Musicale
con Cesare Pizzetti

Ciao, sono Cesare Pizzetti e insegno teoria musicale alla NAM di Milano

In questa serie di video ti parlerò dei concetti fondamentali di teoria musicale, le basi sulle quali partire per costruire il tuo percorso di studi. Per fare questo mi servirò della tastiera di un pianoforte perché ci dà la possibilità più di qualunque altro strumento di visualizzare i concetti teorici. 

Ti consiglio quindi di procurartene una, non serve un piano vero, basta anche una tastiera più ridotta o addirittura una simulata dalle numerose app che puoi trovare in rete. Vediamo come funziona. 

La tastiera di un pianoforte è costituita da 88 tasti e a ciascuno di essi è associato un suono diverso. Ricordati fin da subito che per studiare musica un suono solo non è sufficiente, ne servono almeno due. Studiare teoria musicale vuol dire appunto capire, comprendere, e approfondire le relazioni che intercorrono tra un suono e l'altro, solo due come in questo caso, o 3, 4, mille, pensa a un’intera sinfonia. 

Studiare la teoria musicale significa appunto comprendere in che relazione stanno i suoni tra loro. Su questo piccolo esempio ho fatto solo due suoni, possiamo osservare la relazione che intercorre tra loro. Il primo è rispetto al secondo più basso, più grave e il secondo di conseguenza è più alto, più acuto rispetto al primo.

Come faccio a stabilire le relazioni tra tutti i suoni della mia tastiera?

Con il semitono, che è la distanza più piccola fra due suoni vicini. Prendiamo ad esempio un tasto e quello immediatamente successivo di colore nero, stabiliamone le relazioni. Il primo è più grave del secondo e di conseguenza il secondo è più acuto del primo e la loro distanza è un semitono. 

Anche i tasti bianchi, come nell'esempio precedente, quando sono vicinissimi, sono adiacenti tra loro, sono distanti un semitono. Facciamo un passo avanti, stabiliamo la distanza tra un tasto bianco e un altro tasto bianco vicinissimo ma non adiacente. 

La distanza tra loro è di due semitoni, un semitono tra il primo tasto bianco e il tasto nero successivo, e un semitono tra il tasto nero è il seguente tasto bianco. La distanza pari a 2 semitoni si chiama tono.


Sono sicuro che hai già sentito parlare delle sette note musicali: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI. Queste corrispondono ai tasti bianchi di questa tastiera. Le sette note in successione con questo ordine molto preciso costituiscono la scala musicale fondamentale. 

Ascoltiamole ancora una volta con maggiore attenzione e accorgiamoci che arrivati alla settima nota SI, siamo portati a voler sentire anche il suono successivo che è ancora la nota DO all'ottava superiore. Ci viene naturale, questa caratteristica ci impone di completare la scala con la ripetizione della prima nota all'ottava successiva. Consideriamo quindi la scala composta da otto note comprese appunto all'interno di una ottava. Le sette note si sviluppano in registri sempre più acuti o sempre più gravi ma sempre nello stesso ordine.

Impariamo anche che la settima nota si chiama sensibile proprio per questa sua caratteristica di voler raggiungere l'ottava. La nota di partenza che viene ripetuta all'ottava si chiama tonica della scala e dà il nome alla scala stessa di DO.

E i tasti neri? Come funzionano? Come si chiamano? 

Ricordati sempre che è una questione di relazioni reciproche, di distanze con le note che stanno vicine. Sono sicuro che hai già sentito nominare il diesis e il bemolle. Sono due concetti molto importanti, sono due alterazioni che permettono di alterare, di cambiare l'altezza di un suono di un semitono verso l'alto nel caso del diesis e di un semitono verso il basso nel caso del bemolle. 

Se parto da DO e salgo di un semitono chiamerò la nota di arrivo DO diesis, e come vedi pongo i miei ragionamenti sempre sulla base di due suoni e delle relazioni che li legano. Ma cambiamo punto di partenza. Se parto dal tasto RE e lo abbasso di un semitono mi troverò sempre sul medesimo tasto di prima ma in questo caso la relazione è con RE e non più con DO e quindi lo chiamerò RE bemolle. 

Un unico suono può avere più nomi in musica perché il suo nome è proprio la definizione della relazione che ha con i suoni vicini. Si può fare ancora di più: esistono il doppio diesis e il doppio bemolle. Non c'è niente di complicato se ci concentriamo sul concetto di relazione tra suoni. Ripartiamo da DO, saliamo di un semitono DO diesis, saliamo di un altro semitono, posso chiamare questo tasto DO doppio diesis. Ma poco fa l'avevamo chiamato RE. 

Certo in alcuni casi, in alcune relazioni lo chiameremo RE, in altre DO doppio diesis. Oppure partiamo da RE, scendiamo di un semitono, RE bemolle, scendiamo di un altro semitono, RE doppio bemolle, ma si chiamava DO poco fa. Certo, ricordati sempre che il nome associato ad un suono è la definizione della relazione che lo lega agli altri suoni vicini.

E tra i tasti MI e FA?

Anche se distano un solo semitono si comportano esattamente come gli altri. Se da MI salgo di un semitono incontro il FA, che potrò in relazione ai diversi casi chiamare anche MI diesis e viceversa. Se scendo di un semitono da FA incontrerò il MI che potrò anche chiamare FA bemolle. 

Certo, a differenza delle altre coppie di note, tra MI e FA non c'è un suono frapposto perché la distanza è di un solo semitono, ma il concetto di diesis e bemolle resta assolutamente invariato. 

Esiste anche un'altra alterazione che si chiama bequadro, questa annulla le alterazioni diesis e bemolle. Se per esempio parto da DO diesis, l'utilizzo del bequadro mi permetterà di raggiungere il DO naturale. Se per esempio parto da MI bemolle, l'utilizzo del bequadro mi permetterà di raggiungere il MI naturale. 

Fai molta attenzione, il bequadro annulla quindi le alterazioni, ma devi accorgerti che è anch'esso un’alterazione perché se partendo da DO diesis utilizzo un bequadro arrivo a DO naturale, quindi scendo di un semitono. 

Oppure se parto da MI bemolle e utilizzo un bequadro arrivo a MI naturale quindi salgo di un semitono. Possiamo quindi considerare il bequadro come l'alterazione di una nota alterata. Ritorniamo alla nostra scala e studiamola proprio in relazione alle distanze che intercorrono tra le note, perché è questo il concetto più importante che dobbiamo sempre tener presente. 

Osserviamo che essa è costituita dalla successione di tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono. Questa è la scala diatonica di DO. È una scala, quindi è la successione delle sette note congiunte nell'ordine fondamentale, DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, con la ripetizione della prima nota all'ottava, quindi ancora DO. Parte da DO ed è per questo che si chiama scala di DO. Diatonica significa appunto che conserva la struttura tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono.

Se invece suoniamo tutti i suoni presenti nell'ottava, tutti a distanza di semitono, costruisco una scala che si chiama cromatica e che essendo costituita da tutti i suoni a distanza di semitono costituisce la totalità dei suoni presenti nella mia ottava. Ricordati sempre che le distanze tra i suoni sono molto più importanti dei nomi che si dà agli stessi.